di Francesco De Palo
Dieci anni fa alle ore 10,40 ora locale un camion cisterna kamikaze contenente trecento chili di esplosivo deflagrò dinanzi alla base della Multinational Specialized Unit italiana dei Carabinieri di Nassirya. Un impatto violentissimo che costò la vita a 28 persone, diciannove italiani tra militari e civili, nove iracheni oltre a provocare cinquantotto feriti. Il CTIM intende ricordare quelle vittime anche e soprattutto alla luce di un assunto che caratterizzava il fondatore Mirko Tremaglia, presente tra l’altro all’aeroporto di Ciampino nell’accogliere nel novembre del 2003 le salme dei militari italiani: ovvero che “i nostri militari in quel frangente erano da considerare alla stregua di Italiani all’estero e come tali andavano tutelati”.
Dunque rispetto per quelle morti e vicinanze alle famiglie in questo importante anniversario, con l’auspicio che ci sia la concreta possibilità di un riconoscimento che prenda il nome di Medaglia d’Oro al Valore Militare. Ma se un paio di anni fa l’insulto «Dieci, cento, mille Nassirya», venne gridato in alcuni stadi e da manifestanti estremisti quando marciavano in corteo per le proteste sociali, quest’anno hanno provocato sdegno le frasi di una Deputata “grillina”, Emanuela Corda, che durante il decennale della strage ha voluto spendere parole accondiscendenti anche verso l’attentatore suicida responsabile dell’attacco. «Quando si parla di lui – il riferimento è all’attentatore marocchino – se ne parla solo come di un assassino e non anche come di una vittima, perché anch’egli fu vittima oltre che carnefice».
Un atteggiamento, quello della deputata del M5S, da cui il CTIM non solo si discosta ma su cui esprime la più profonda irritazione in quanto mostra la totale e la più irriguardosa assenza di rispetto per diciannove figli dell’Italia, caduti nell’esercizio del proprio dovere.