COMITES E CGIE: COSA NON VA E COME CAMBIARE

cgiedi Valter Della Nebbia

Una vita non esaminata non è degna di essere vissuta. Questa (o qualcosa di simile) è una affermazione attribuita a Socrate. Non credo di tradire il pensiero del filosofo pensando che anche la vita politica di un uomo debba essere analizzata. Personalmente ho avuto l’onore e l’onere di servire “politicamente” gli Italiani all’estero nella doppia funzione di consigliere Comites e consigliere CGIE sin dal lontano 2004. Esaminando le due esperienze trovo da una parte la soddisfazione per il lavoro svolto e gli obiettivi raggiunti lavorando nel Comites di Houston sotto la direzione dell’abile Arcobelli. E dall’altra le frustrazioni, le delusioni e le amarezze scaturite dal mio impegno nel CGIE. Queste sensazioni, diametralmente opposte, a prima vista sembrano illogiche. Entrambi (Comites e CGIE) sono organi composti da volontari che si raccordano con il MAECI per rappresentare gli italiani residenti all’estero ed aiutare l’Italia ad utilizzare quell’enorme risorsa economica e di competenze quali sono gli emigrati. Ma allora perché alla fine di ogni riunione del CGIE esco incazzato nero e guardo al futuro con lo stesso atteggiamento con il quale si pensa alla prossima visita dal dentista, mentre invece alla fine degli incontri del Comites sono soddisfatto ed insieme agli altri consiglieri ci ritroviamo contenti ed in armonia al ristorante?

Forse uno dei motivi è che questo CGIE non ha fatto molto. Si, abbiamo organizzato la conferenza dei giovani. E poi, Che seguito abbiamo dato? Non abbiamo utilizzato neanche i giovani all’interno del CGIE. Si, abbiamo organizzato la conferenza Stato-Regione-CGIE. A che pro? Cosa abbiamo ottenuto? I risultati sono stati che: da un Ministro per gli italiani nel Mondo siamo passati ad un sotto Segretario; le elezioni Comites/CGIE, con naturale scadenza quinquennale, si tengono ora dopo 11 anni; da 9 membri del CGIE per il Nord America si è passati a 3; Consolati ed Ambasciate sono state chiuse; i fondi per la lingua e la cultura sono stati ridotti ai minimi termini per non parlare poi dei fondi necessari al funzionamento degli organi di rappresentanza; non siamo riusciti a riaprire i termini per il riacquisto della cittadinanza per chi l’ha persa o sanare l’ingiustizia verso i figli delle donne Italiane. In buona sostanza, invece di andare avanti si è tornati indietro: non si può essere soddisfatti o orgogliosi di ciò.

Ma perché il CGIE (complici anche i parlamentari eletti all’estero) è stato così inefficace? Non fannullone, perché le riunioni ci sono state. Si sono sprecati fiumi di parole e montagne di carta. Qualcuno insiste nel sostenere la legge che regola il CGIE non va e che deve essere aggiornata. Personalmente non sono d’accordo. Prendiamo l’esempio dei Comites. La stessa legge regola le attività di oltre 100 Comites nel mondo. Negli ultimi anni si sono visti Comites che hanno svolto attività impressionanti, altri molto meno. C’è chi ha fatto un ottimo lavoro, chi ha vivacchiato e chi ha creato screzi e problemi. La legge è la stessa ma i risultati sono diversi. Questo dovrebbe dimostrare che sono i consiglieri (ed il Console) che contano non la legge. Naturalmente nulla è perfetto e tutto può essere migliorato. Ma noi consiglieri dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Anche dando per buona la mia ipotesi che sono i consiglieri a fare il consiglio ciò non spiega perché molti Comites lavorano bene ed il CGIE no.

Come detto all’inizio anche il CGIE è composto da emigrati che fanno volontariato. Se si analizza la composizione della passata legislatura si realizzano un paio di notazioni. 1) una età media molto elevata (nella scorsa legislatura abbiamo pianto per la scomparsa di una decina di consiglieri e festeggiato solo un nuovo papà); 2) oltre alla componente governativa molti dei consiglieri sono “professionisti” dell’emigrazione (patronati, enti gestori, testate giornalistiche); 3) c’è un numero elevato di consiglieri, residenti all’estero, che ricoprono cariche “alte” nella struttura dei partiti Italiani. I romani nella loro millenaria saggezza dicevano : Senatores boni viri, Senatus mala bestia. Sicuramente tutti i miei ex colleghi sono persone serie, oneste e preparate ma, per un motivo o per un’altro non siamo mai riusciti a farci rispettare come organismo dal MAECI e a portare risultati a casa.

Per concludere, fino a quando nel CGIE saranno presenti i professionisti della politica, ossia coloro il cui “pane quotidiano” arriva dall’Italia e che dipendono dalle strutture politiche Italiane, gli Italiani all’estero in generale ed il CGIE in particolare saranno un oggetto politico (da usare ai fini della politica Italiana) e non un soggetto politico capace d’aiutare l’Italia a crescere. Ecco perché penso che serva un cambiamento radicale con nuovi personaggi preparati ed indipendenti, non le solite facce note che ormai hanno già dato il meglio di sé. Buona fortuna a tutti i candidati e speriamo per il bene comune che le cose cambino.

Pubblicità

Una risposta a "COMITES E CGIE: COSA NON VA E COME CAMBIARE"

  1. Caro Valter, leggo solo ora con grande nostalgia il tuo intervento sul CGIE.
    Speravo di poterti incontrare, ora che anche io ne faró parte…
    Un caro saluto
    Silvia

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...