Caro Ministro Paolo Gentiloni, quando si immagina di ringraziare un maestro o una figura del passato, non è bello farlo con una tonnellata di retorica o con parole inutili che, poi, il tempo si porta via. Ma si può farlo, al meglio, sia mettendo in pratica ciò che si è appreso, sia lasciando un segno che, a maggior ragione in tempi di fughe ideologiche e pochezza contenutistica, è anche sostanza”.
Inizia così il fondo del segretario generale del Ctim, Roberto Menia, sull’ultimo numero di “Prima di tutto Italiani”, indirizzato al ministro degli esteri Gentiloni in cui spiega perché intitolare una sala della Farnesina a Mirko Tremaglia.
“Per il fondatore del Ctim, innamorato di quei sessanta milioni di italiani che hanno creato tante Italie lontano dall’Italia, la Farnesina non era un luogo burocratico o semplicemente fisico, – scrive Menia – ma il trampolino di lancio per raccontare le storie degli emigranti italiani; il vettore per non lasciare soli quanti hanno dovuto lasciare la propria Patria e la propria terra; la casa ideale di quei nostri connazionali che dalla prima guerra mondiale in poi sono andati ad affollare altri continenti, vicini e lontani”.
“A quattro anni dalla sua scomparsa – aggiunge Menia – chiedere che una sala della Farnesina venga intitolata a chi ha speso la sua attività parlamentare a tutela degli italiani all’estero, donandogli il diritto di voto, credo possa essere il giusto riconoscimento per chi, al di là delle singole concezioni politiche e valoriali, ha condotto una battaglia epocale. Sono sicuro – conclude Menia – che sarebbe, questo, un gesto alto e nobile in un momento in cui la politica fatica a individuare quei valori”