Vittima del dovere. Con questa motivazione il Maresciallo Maggiore del Corpo degli Agenti di Custodia Francesco Di Cataldo veniva insignito nel 2004 della Medaglia d’Oro al Merito Civile. Un convegno nella sua città natale, Barletta, intende ricordarlo il prossimo 22 novembre con il patrocinio del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, e con quello del Comune di Barletta, dell’Associazione Internazionale Vittime del Terrorismo, dell’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria, in collaborazione con le realtà associazionistiche barlettane, Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia, Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra e l’Associazione Terra è Vita.
La manifestazione, che si svolgerà presso la Sala del Consiglio Comunale alle ore 16,30 è intitolata “Storia di un barlettano medaglia d’oro al merito civile alla memoria” e vedrà la partecipazione di Pasquale Cascella, sindaco di Barletta; Ruggiero Mennea, consigliere regionale; Nicola Ruta, consigliere comunale; Matteo Zanellato, portavoce del Centro Studi Europa; Gero Grassi, vicecapogruppo Pd alla Camera; Donato Capece, Presidente Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria; Alberto Di Cataldo, figlio del Maresciallo; Francesco Di Cataldo, nipote e autore del cortometraggio “Perché mi chiamo Francesco“. Modera il giornalista Francesco De Palo, Direttore di “Prima di tutto Italiani“ e addetto stampa del Ctim.
Il Maresciallo Di Cataldo in servizio presso la Casa Circondariale di Milano, il 20 aprile del 1978 venne freddato da due sconosciuti nei pressi della sua abitazione con sette colpi di arma da fuoco. L’agguato venne rivendicato dalle Brigate Rosse. “Il ricordo e il rispetto per chi ha perso la vita nell’onorevole esercizio delle proprie funzioni, deve essere la pietra angolare per chi non intende rinunciare alla memoria come base per costruire un modello di società futura – osserva il Segretario Generale del Ctim, Roberto Menia – Gli anni di piombo hanno rappresentato una fetta di tristissima storia italiana macchiata dal sangue di innocenti e di professionisti che hanno sacrificato il dono più importante: la vita. A loro e alle famiglie che sono state colpite nel più profondo dell’anima, va l’affetto di una Nazione intera”.
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