Pubblichiamo l’articolo di Andrea Tremaglia apparso su Bergamo News, in cui traccia un parallelo tra suo nonno, il Ministro Mirko Tremaglia e l’ex Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, scomparso venerdì 16 settembre.
di Andrea Tremaglia
Chi scrive non ha in simpatia le scelte o le politiche governative che furono di Ciampi: sul suo percorso politico è però giusto che sia la storia (aggiungerei: la storia economica) a dare un giudizio serio e motivato.
Chi scrive, tuttavia, ritiene anche che il rispetto fondamentale verso i defunti sia un tratto necessario dell’uomo onesto; un gesto di dignità anzitutto nei confronti di sé stessi. Spiacevoli, per quanto talvolta umanamente comprensibili, sono perciò i giudizi personali nei confronti di chi non c’é più. Senza comunque mai confondere il rispetto con la vicinanza umana o, in questo caso, politica.
Proprio questo aspetto, ovvero la necessità di riconoscere anzitutto la dignità a defunti e sconfitti, fu ciò che durante il suo mandato da Presidente della Repubblica avvicinò Ciampi a mio nonno Mirko: Ciampi fu infatti il primo Capo di Stato italiano a parlare profondamente della necessità di una reale pacificazione nazionale rispetto al tema, ancora oggi in realtà spinoso, dei caduti della Repubblica Sociale di Salò, ai quali per lunghissimo tempo ogni riconoscimento fu negato.
Credo che qualcosa, anche se non molto, sia stato fatto in questi ultimi anni per togliere alla politica e consegnare alla storia le valutazioni circa le vicende di quel periodo tragico della storia d’Italia. Ciampi operò con determinazione in questa direzione, nel quadro di un suo più generale impegno nei confronti dell’unità e dell’orgoglio nazionali e so che ciò fu sempre apprezzato da mio nonno Mirko; il quale a sua volta non può certo essere ritenuto un simpatizzante delle scelte e della carriera politiche di Carlo Azeglio Ciampi.
Un episodio citato spesso e con orgoglio da mio nonno Mirko era quello dell’omaggio onesto e leale del suo amico Almirante al defunto Berlinguer;avveniva in tempi politicamente ben più tumultuosi e difficili dei nostri, ma nei quali forse proprio per questo resisteva un rispetto differente. Similmente e all’altro lato politico, ricordava spesso il tributo unanime, qualche anno dopo, in occasione della prematura scomparsa dell’altro suo caro amico Pinuccio Tatarella; e molti altri simili episodi si possono portare alla memoria.
In questi gesti c’è, a mio modesto avviso, la volontà di riconoscere che la politica e le avversioni politiche devono sapere incontrare dei limiti; limiti che sono il buon senso, la buona educazione e l’umano cordoglio.
Ciò non significa santificare i morti né ignorare, sul piano politico, il peso di certe scelte.
Significa, più semplicemente, non mescolare i piani. Non per nulla sono proprio i contendenti che più ardentemente amano il confronto che ne capiscono e custodiscono i confini. Questo atteggiamento antico, quello da avversari che si sono scontrati e che perciò pur non amandosi comprendono la necessità del reciproco rispetto una volta terminata la contesa, era un tratto che sicuramente mio nonno Mirko aveva riconosciuto nel Ciampi Presidente della Repubblica italiana.
Sulle sue scelte, sull’aspetto politico, tanti sapranno dire più di me e più giustamente; ma se un piccolissimo contributo posso dare al generale ricordo e dibattito su di una figura come quella di Ciampi, penso sia questo il più adatto.