Da Prima di Tutto Italiani di Settembre 2016
di Roberto Menia
Patti chiari. Lo chiedono i pensionati italiani che hanno scelto di vivere all’estero, perché all’alba di una nuova legge di stabilità (che nostalgia per la vecchia e più orecchiabile legge finanziaria!) ecco che la spada di Damocle di un cambio repentino (e ingiustificato) di regole e commi si staglia su milioni di persone.
C’è la crisi? Un buco di bilancio? Una diminuzione di previsioni e introiti? Non c’è problema, pagano loro, i pensionati italiani. Coloro a cui si chiedono tutti i sacrifici per il bene del Paese dove non vivono più. Non solo il precedente argentino nel 2001 ma oggi anche in Venezuela grazie ad un doppio e peculiare sistema di cambio. Il risultato è una pesantissima tassazione sulle pensioni straniere in entrata, pagando agli italiani residenti solo una mancia e null’altro. Si può pensare di continuare con questa direttrice nel silenzio totale degli addetti ai lavori e delle istituzioni?
Altro esempio di criticità il Brasile dove il noto accordo bilaterale siglato nel 1978 è applicato solo i giorni pari. Lecito chiedersi: perché discriminare quegli italiani che non hanno preso nulla in più di quanto versato e che invece meriterebbero più rispetto? Forse vale la pena di ricordare che i pensionati italiani all’estero già scontano leggi assurde, come dimostrano le peripezie sull’imu e sulla tassa per i rifiuti verso immobili utilizzati una volta all’anno.
Ma al di là del merito c’è dell’altro: l’amarezza di constatare come un pezzo della nostra comunità sia isolato. O peggio ancora denigrato senza un perché.
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