“Bene festeggiare i 70 anni della Nato, impegnata nella difesa dell’occidente, ma intanto il settimo stato americano cancella il Columbus Day: chi difende la nostra identità e la nostra memoria storica?”
Se lo chiede il Segretario Generale del Ctim, on. Roberto Menia, apprendendo la notizia che il New Mexico si è sommato ad Oregon, Minnesota, Vermont, Alaska (che lo hanno rinominato Indigenous People’s Day) e poi South Dakota e Hawaii.
E osserva: “Cancellare la storia così pregnante di volti e braccia italiane, che sono parte significativa del passato e del presente degli Stati Uniti, è come voler rinnegare se stessi; è un atto spiacevole che va contro l’onestà intellettuale. Per questo mi chiedo chi ha il compito oggi di proteggere quella storia e quei valori, di non spegnere la fiammella della memoria e della giusta considerazione. L’Italia e gli italiani hanno offerto un contributo rilevantissimo alla storia americana, lo dimostrano semmai ve ne fosse ulteriore bisogno le migliaia di storie di persone e imprese che si sono intrecciate con ciò che oggi vediamo dall’Alaska al Perù. Ciò che è italiano, che qualcuno intende cancellare per una battaglia ideologica di cui non si comprendono motivazioni e prospettive, per fortuna vivrà anche dopo il Columbus Day perché fa parte del dna di quel continente, come degli altri quattro. Spiace però vedere che una celebrazione pregnante e significativa sia oggetto di una campagna così meschina a cui continueremo ad opporci”.
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