Ecco perché il sovranismo intelligente non è una parolaccia

L’editoriale di Roberto Menia pubblicato sul numero di nov-dic 2019 di PrimadiTuttoItaliani

L’Italia rischia di castrare il dibattito sul Mes (il Meccanismo Europeo di Stabilità) senza capire che l’euroscetticismo non c’entra nulla con uno strumento che condannerà l’Italia allo schema-Grecia: ecco perché il sovranismo intelligente non è una parolaccia, ma la fisiologica difesa dell’interesse nazionale. Berlino e Parigi, ad esempio, sotto la parvenza di governi che condannano apertamente il sovranismo, conducono nei fatti politiche mirate alla tutela spasmodica dei propri interessi, in un corto circuito comunicativo che solo in Italia avanza con una sindrome autolesionistica imbarazzante.

Mes e i silenzi (troppo comodi)

In questi giorni sembra che sollevare una critica al Mes, lo strumento che innesca un’assistenza finanziaria a quei Paesi dell’area euro che attraversano una crisi finanziaria, significhi automaticamente essere conto la moneta unica. Una nebbia che qualcuno sparge intezionalmente, da Bruxelles e dintorni fino al di qua delle Alpi, per non discutere nel merito di questo finto aiuto, che favorirebbe solo il maggiore azionista del Mes stesso, la Germania, a fronte di un sacrificio immane per i cittadini italiani già vessati da tasse e balzelli mentre si sono buttati milioni di euro per un provevdimento inutile (e socialmente pericoloso) come il reddito di cittadinanza.

Il Mes prevede che possano essere concessi prestiti per riorganizzare il proprio quadro macroeconomico, così come accaduto in Grecia, Cipro, Irlanda e Portogallo, ma anche per la ricapitalizzazione indiretta delle banche, per acquistare titoli sul mercato, giungendo fino alla ricapitalizzazione diretta. Il Mes si alimenta grazie al contributo dei singoli stati: in testa c’è la Germania che ne ha anche la golden share con il 27,1 %, poi la Francia con il 20,3% e l’Italia col 17,9%. In tutto ben 700 miliardi di euro di cui 80 di finanziamento diretto e il resto da raggranellare con l’emissione di bond.

Chi ci guadagna davvero?

Perché Berlino spinge per il sì italiano al Mes? Intanto va sottolinetao che se da un lato i prestiti hanno il via libera solo dopo che il Paese richiedente ha firmato un Memorandum, come accaduto in Grecia, dall’altro va ricordato che solo se il rapporto debito/Pil è sotto al 60%. Invece per accedere all’altro strumento del Mes, l’ECCL, serve un rapporto debito/Pil superiore al 60%. Dal primo caso quindi l’Italia sarebbe esclusa, mentre dal secondo no. E la Germania nel 2018 ha accusato un rapporto debito pil del 61,9%.

Per cui se l’Italia dovesse avere bisogno del meccanismo ECCL del Mes, ecco che la contropartita sarebbe sulla falsariga di quella occorsa alla Grecia: aumento delle tasse, con il pensiero che corre senza indugi ad una patrimoniale, sempre molto cara alla sinistra e ai numerosi commentatori tedeschi che sulle tv italiane pontificano sullo Stivale; al taglio della spesa pubblica su sanità, scuola, pensioni, ricerca; alla privatizzazione delle nostre utilities.

Un’arma a doppio taglio, quindi, che mortificherebbe gli interessi nazionali e che correrebbe il rischio di concentrarsi sui nostri gioielli che finirebbero nelle mani di chi da tempo vorrebbe spogliare l’Italia delle sue eccellenze. Altro che privatizzazioni, sarebbero svendite così come accaduto in Grecia per ripagare chi presta quel denaro in apparenza per salvare i conti pubblici.

Il prezzo da pagare

In Germania quando si è trattato di aiutare le banche in difficoltà nessuno ha gridato all’aiutino di Stato, mentre in Italia il pasticcio del Pd ha prodotto le sofferenze dei piccoli risparmiatori e dei truffati dal grande scandalo del Monte dei Paschi.

Una sindrome anti patriottica che la sinistra in tutte le sue forme, comprese quella simil-dinosauro del Pd a trazione Cgil, usa come metro valoriale. Ma con il risultato finale di non tutelare gli interessi nazionali, di fare un favore a Berlino tanto per cambiare, ignorando i sorrisetti ammiccanti con cui Giuseppe Conte, Premieri di un Paese fondatore dell’Ue come l’Italia, ha tentato più volte di accreditarsi presso la Cancelliera Angela Merkel non per strappare un vantaggio al Paese che amministra, ma sono per smania personale di potere.

Agli smemorati sarebbe utile rammentare che prima della crisi greca il debito ellenico era detenuto dalle banche francesi e tedesche. Oggi è passato interamente sulle spalle dei Paesi membri che hanno sborsato miliardi (l’Italia 40), mentre la Grecia ha perso il 25% del proprio pil e le sue utilities sono tate privatizzate guardacaso da molti soggetti tedeschi.

Per cui se finanche Bankitalia e il vertice dell’Abi, Antonio Patuelli, avanzano preoccupazioni al Mes significa che l’euroscetticismo non c’entra proprio nulla. Addirittura il governo non ha informato le banche italiane del Mes, ovvero del meccanismo che rivoluzionerebbe lo status degli stessi istituti. E l’ex ministro dell’economia Tria, in occasione dell’assemblea dell’Abi dello scorso luglio, ha detto che può comportare “possibili ripercussioni negative sui mercati internazionali”.

Anche Tria è un pericoloso sovranista?

twitter@ctim_italia

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