MENIA A INTELLIGONEWS: “VI RACCONTO IL MIO IMPEGNO PER LE LEGGE SULLE FOIBE”

trieste-1Pubblichiamo l’intervista al Segretario Generale del Ctim, on. Roberto Menia, apparsa oggi sul magazine Intelligonews. (in foto l’on. Menia a Trieste in occasione del seminario dell’Unione Istriani con Gianfranco Fini,  Massimiliano Lacota, Benedetto Della Vedova, Roberto Antonione e Milos Budin)

Il Giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92 che vuole conservare e rinnovare “la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Al Giorno del ricordo è associato il rilascio di una medaglia commemorativa destinata ai parenti delle persone soppresse e infoibate in Istria, a Fiume, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale dall’8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947. Sono esclusi dal riconoscimento coloro che sono stati uccisi mentre facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia.

La legge ha raggiunto il suo obiettivo o c’è ancora tanto da fare?

“Non c’è dubbio che ci sia ancora tanto da fare. Questa legge ha comunque raggiunto il suo obiettivo, non lo si può negare. Io esco adesso dalla celebrazione come ogni anno molto partecipata, dove si ritrovano gli esuli, sempre più anziani. La riflessione è proprio questa: il popolo di chi ha vissuto in prima persona tutto questo si sta estinguendo sempre più velocemente, è la legge del tempo. Ma la generazione venuta dopo è impegnata, io ad esempio sono nato al di là del confine, mia mamma è stata esule. Ho la percezione che quella sorta di damnatio memoriae che esisteva in Italia su questi fatti e che ci ha condizionato per oltre cinquant’anni sia stata in qualche modo superata e vinta da questa legge. Sia che quel che sia, ogni 10 febbraio magari anche con i convegni negazionisti che ci sono, si è costretti a parlare di tutto questo. Questo è recupero di memoria, recupero di storia nazionale”.

Cesare Pavese parlò di due forme di fascismo, i fascisti e gli anti-fascisti. La seconda categoria ha portato nel suo caso a che tipo di resistenze?

“Ci ho impiegato dieci anni a fare approvare quella legge. Fui eletto nel 1994, i miei primi atti furono questi. Ho avuto tante resistenze. Però ricordo il tabellone luminoso alla Camera, fu bello vedere tutti i puntini verdi salvo una parte davvero minima della sinistra estrema. La dimostrazione che la battaglia era vinta e soprattutto era condivisa. Questa legge ha avuto alla fine il voto favorevole di tutto il Parlamento, fu quasi plebiscitario. Anche a sinistra si è andati molto avanti”.

Oggi sui social il termine fascista rimbalza per una polemica tra Asia Argento e Giorgia Meloni. L’attrice ha fotografato la politica al ristorante, scrivendo come didascalia: “Schiena lardosa di una ricca e spudorata – Rendiamo l’Italia grande ancora – Fascista vista al pascolo”. La risposta di Meloni: “Mi ha molto colpito che abbia parlato della mia ‘schiena lardosa’. Lo pubblico per dire a tutte le donne che hanno partorito da pochi mesi e che per dimagrire non usano la cocaina di non prendersela se qualche poveretta fa dell’ironia sulla loro forma fisica. Valeva la pena mille volte di prendere qualche chilo”. Il fatto che ancora oggi si usino questi termini che cosa indica?

“Indica ignoranza. Credo che le uniche categorie siano quelle del giusto e dell’ingiusto, della verità e dell’anti verità. C’è una parte, tornando al giorno del ricordo, che ha sempre detto che chi è figlio delle foibe se lo meritava perché è fascista. Che poi neanche era vero, visto che ci finirono pure i partigiani. Quello che è vero è che o questo popolo italiano, questa nazione si ritrova in valori che sono condivisi, quelli della libertà, del rispetto della vita, che prescindono totalmente da certe categorie, oppure non si va lontano. Lo trovo di cattivo gusto, tutto ciò è privo di valore”.

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