CASA ITALIA A TORONTO, LA MISSIVA DI CARLO CONSIGLIO

TorontoPubblichiamo la lettera che Carlo Consiglio ha inviato al settimanale “Lo Specchio”, diretto a Woodbridge da Giovanna Tozzi.

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole anzi di antico; io sono altrove……. Per me che ho chiaro lo scenario che va profilandosi contro la Comunità Italiana di Toronto, il Pascoli credo sintetizzi il percorso obbligato che quella parte sana della comunità dovrà intraprendere. Mi riferisco al progetto di vendere l’edificio del Consolato e le aree di pertinenza per realizzare un mega edificio di non so quanti piani concretizzando una permuta con un costruttore che per puro caso mi richiama alla memoria lo stesso Pascoli, progetto che ha tutori e sponsor tra i soliti “signorsi”, per ottenere in cambio locali da destinare a sedi degli organismi di rappresentanza del Governo italiano in Toronto e un gruzzolo di milioni da inviare a Roma.

Mi riferisco al progetto di vendere l’edificio del Consolato e le aree di pertinenza per realizzare un mega edificio di non so quanti piani concretizzando una permuta con un costruttore che per puro caso mi richiama alla memoria lo stesso Pascoli, progetto che ha tutori e sponsor tra i soliti “signorsi”, per ottenere in cambio locali da destinare a sedi degli organismi di rappresentanza del Governo italiano in Toronto e un gruzzolo di milioni da inviare a Roma.

Consentimi, caro Direttore, di chiarire prima di entrare nel vivo del mio ragionamento, cosa intendo e cosa sottende “io sono altrove”. Negli ultimi trent’anni che, consentimi di sottolineare con orgoglio, hanno rappresentato un periodo d’oro per la storia di questa nostra comunita’, vi sono stati protagonisti di tante battaglie (Monumento all’Italiano caduto sul lavoro in Woodbridge, il riconoscimento ad esistere come COMITES, Vicenda RAI, accettazione da parte del MAE del ruolo di leader di Toronto nell’insegnamento dell’italiano) cui la comunita’ ha riconosciuto un ruolo di leader.

Tantissimi di tali protagonisti, ed anche io tra i tanti, per i piu’ svariati motivi hanno preferito defilarsi e non partecipare piu’ attivamente alla vita comunitaria. Un esempio emblematico di un leader che ha speso una vita avendo come obbiettivo l’interesse della Comunita’ consentendo alla stessa di mantenere e riconoscersi nelle proprie radici è stato Alberto Di Giovanni. Ma tanti altri come Lui hanno profuso impegno. Non posso non citare Tony Fusco, Gino Bucchino, Gino Ripandelli, la signora Bartoli, Tony Porretta e altri ancora che si sono avviati e non me ne vogliano i tantissimi che non ho citato un po per evidenti motivi di spazio e soprattutto perché l’eta’ attutisce i ricordi.

Orbene, per tutti costoro, deve suonare la campana e insieme con la Comunita’ riprendere a lottare contro chi vuole penalizzarla. L’edificio del Consolato Italiano non e’ altro che la “Casa d’Italia” realizzata dalla Comunita’ negli anni trenta con grandi sacrifici ma anche con tanto orgoglio. Questo Edificio fu confiscato dal Governo Canadese nel 1940, all’inizio della guerra, che vedeva i due paesi combattere su diversi fronti, e definitivamente restituito alla Comunita’, e non al Governo italiano, per essere destinato a sede del Consolato.

Non vi e’ dubbio alcuno che il complesso attualmente sede del Consolato e’ patrimonio della Comunita’ e se nella denegata ipotesi dovesse subire una variazione, il frutto di tale variazione non puo’ non che rimanere della Comunita’.

Occorre rivolgersi in prima istanza all’Autorita’ canadese e far loro comprendere che Casa Italia deve essere considerato edificio di interesse storico e culturale e deve quindi essere preservato e tutelato. Se in Italia si fosse indiscriminatamente rinunziato a tutelare quanto storicamente e culturalmente rilevante, oggi non avremmo piu’ il Colosseo, la Valle dei Templi o il Cristo velato della mia Napoli. Subito dopo bisogna evitare che il Consolato con l’ausilio dei soliti signorsi possa realizzare il progetto investendo della questione il Ministro degli Esteri e Presidente del C.G.I.E. che ha ultimamente ha ribadito che le sedi diplomatiche non devono essere vendute.

Infine, nella denegata ipotesi in cui lo scempio non possa essere evitato, chiede e ottenere che l’utile dell’operazione rimanga qui in Canada a disposizione della Comunita’ che ripeto è la titolare di ogni diritto. Ecco perché caro Direttore nell’aria c’è qualcosa di nuovo che sa di antico: c’è la necessita’ e la volonta’ di lottare e la necessita’ da parte Tua di suonare la campana e chiamarci a raccolta.

Carlo Consiglio

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